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Buona pratica
Una "pratica" è:
  • un’azione svolta tramite l’impiego di approcci, metodi e strumenti, divenuti familiari alla conoscenza, al comportamento e alle capacità delle persone e delle comunità sociali interessate
  • prodotta dal processo di continuo apprendimento che intercorre tra persone e comunità sociale
  • il risultato della combinazione tra diverse dimensioni spaziali e temporali che formano il quadro di riferimento del sapere, dell’esperienza, del sentire, del pensiero e dell’azione
  • espressione simbolica dell’interazione sociale, ossia del processo intrecciato tra vari attori (persone e gruppi), che orientano reciprocamente i propri modi di pensare e agire, influenzando reciprocamente le proprie motivazioni ed i propri comportamenti
  • un quadro di riferimento individuale nella misura in cui è determinato e condiviso da persone, gruppi e / o l'intera società di riferimento
Una pratica non è buona in se stessa e nella sua interezza, per sempre e per qualsiasi contesto locale, bensì essa dipende da contesti locali, finalità e situazioni che sono specifiche.
Una pratica è buona nella misura in cui stimola innovazione e cambiamento nel contesto locale dove è stata creata così come in altri contesti locali, in altre finalità e situazioni.
Una (buona) pratica può essere appresa se combina almeno tre effetti:
  • dimostrazione, cioè la percezione di concretezza per la quale una pratica che funziona in uno specifico contesto locale (o per una specifica finalità o situazione) può essere implementata in un altro contesto locale (o per un'altra finalità o situazione)

  • coinvolgimento, cioè la percezione di possibile diffusione per la quale una pratica realizzata da specifici attori (persone e gruppi) può essere implementata anche da altri attori

  • novità, cioè la percezione di dissonanza per la quale una pratica espressa in uno specifico contesto locale (o per una specifica finalità o situazione) può aprire nuove opzioni e prospettive rispetto a quanto usualmente fatto in un altro contesto locale (o per un'altra finalità o situazione)

Per le suddette ragioni, una pratica deve essere attentamente frantumata nei suoi importati ingredienti (approcci, metodi e strumenti) per apprendere le sue lezioni. Facendo così, ingredienti e lezioni possono essere facilmente trasferite.
Occorre però porre molta attenzione ad alcune attitudini comportamentali che agiscono generalmente come fattori di facilitazione o impedimento sia nelle persone e nelle comunità, sia in modi alternati ed erratici:  
  • innamoramento, che consiste nel considerare bello ed eccitante tutto quello che proviene da altre realtà; oppure, al contrario, ritenere ottimo ed esclusivo tutto quello che è praticato nelle proprie comunità di appartenenza.

  • scostamento, che consiste nel non notare alcunché di nuovo nelle esperienze fatte da altri; oppure nel ritenerle già in vario modo sperimentati e presenti nelle proprie comunità di appartenenza.
  • resistenza, che consiste nel ritenere che una buona pratica non prodotta od inventata nella propria comunità di appartenenza non sia ad essa comunque applicabile.

  • blocco, che consiste nel ritenere che le esperienze non possono essere importate od esportate perché le culture e le situazioni della propria e delle altrui comunità di appartenenza sono estremamente diverse